Il primo verdetto sull'accusa di genocidio contro Israele

La Corte internazionale di giustizia ha rifiutato la richiesta di Israele di respingere il caso e imposto alcune misure di emergenza per tutelare i palestinesi dal pericolo di genocidio. Tuttavia non ha chiesto il cessate il fuoco
Il logo della Corte internazionale di giustizia
Il logo della Corte internazionale di giustiziaAbdullah Asiran/Getty Images

La Corte internazionale di giustizia dell’Aja ha emesso la sua sentenza provvisoria nel caso aperto dal Sudafrica contro Israele, accusato di aver violato la Convenzione sul genocidio del 1948 nella Striscia di Gaza. Il pronunciamento della Corte non ha stabilito una volta per tutte se Tel Aviv sia o meno responsabile di un genocidio contro il popolo palestinese, ma ha sancito l’accettazione del caso, il diritto dei palestinesi di essere protetti dagli atti di genocidio e ha ordinato a Israele di prevenire qualunque atto che possa essere ricondotto a genocidio a Gaza.

La sentenza finale sulle accuse di genocidio potrebbe richiedere anni per giungere a una conclusione, ma il Sudafrica ha espressamente richiesto alla Corte di intervenire tempestivamente per proteggere i palestinesi da possibili ulteriori violazioni della Convenzione. La sentenza di oggi ha risposto positivamente in questo senso, pur non avendo ordinato un cessate il fuoco o il ritiro delle truppe israeliane da Gaza, ma potrebbe comunque contribuire a fermare il massacro che a Gaza va avanti da tre mesi, con più di 25mila persone uccise, di cui oltre 10mila minori.

Cosa ha detto la Corte

Nel suo pronunciamento, la Corte ha rifiutato la richiesta di Israele di respingere il caso presentato del Sudafrica, precisando come diverse accuse elencate da Pretoria siano plausibili. Inoltre, ha riconosciuto l’esistenza delle condizioni necessarie per imporre misure di emergenza sul caso. In particolare, i giudici hanno evidenziato come l’assenza di un intervento potrebbe mettere ulteriormente in pericolo di genocidio il popolo palestinese, a causa della drammatica assenza di aiuti umanitari e della distruzione del sistema sanitario che hanno messo Gaza in una “situazione umanitaria catastrofica”.

Pertanto, la Corte ha stabilito che Israele debba prendere ogni misura necessaria per prevenire un genocidio a Gaza, proteggere i palestinesi dal rischio di genocidio fermando le uccisioni, prevenire ogni causa di dolore mentale o fisico alla popolazione, punire e prevenire qualunque dichiarazione o atto pubblico che possa incitare al genocidio e attivarsi per preservare ogni prova che possa essere utile al caso per genocidio. Israele avrà un mese di tempo per sottoporre alla Corte un report in cui dia prova di aver agito conseguentemente alla sentenza della Corte.

Ma Israele è obbligato a rispettarla?

Secondo il Sudafrica la campagna militare di Israele, iniziata a seguito dell’attacco dei miliziani di Hamas del 7 ottobre 2023, ha “carattere di genocidio, in quanto mira alla distruzione di una parte sostanziale del gruppo nazionale ed etnico palestinese. Al contrario, Israele ha respinto le accuse come “distorte”, sostenendo come la sua offensiva sia rivolta solamente contro Hamas e non verso il popolo palestinese nel suo complesso.

Una posizione difficile da difendere a causa dei numerosi interventi sui media e sui social, in cui diversi funzionari israeliani hanno più volte predicato la completa distruzione di Gaza, la volontà di deportare i palestinesi, o che a Gaza siano tutti terroristi e nessuno sia innocente. Dichiarazioni riportate nella lunga relazione del Sudafrica alla Corte.

La decisione della più alta Corte della Nazioni Unite ha carattere vincolante e non può essere impugnata o sottoposta a ricorso. Tuttavia, la Corte non ha il potere di farla rispettare o di imporla con la forza, come potrebbe fare un normale tribunale nei confronti di un individuo, ma starà ai paesi della comunità internazionale farla valere, anche attraverso l’uso di sanzioni contro Israele.