Le proteste dei dipendenti di Google contro Israele

Diversi lavoratori del colosso hanno partecipato a un sit-in negli uffici a New York e in California per contestare la fornitura di servizi cloud al governo israeliano
Gli uffici di Google a New York
L'insegna di Google fuori dagli uffici dell'azienda a New YorkSpencer Platt/Getty Images

Nella tarda serata di martedì, la polizia ha allontanato dagli uffici di Google a New York e a Sunnyvale, in California, nove dipendenti dell'azienda che avevano partecipato a un sit-in per protestare contro un accordo tra il colosso e il governo di Israele.

Il sit-in a Google

A Sunnyvale i lavoratori hanno occupato per più di otto ore l'ufficio di Thomas Kurian, amministratore delegato della divisione cloud di Google, in un edificio vicino al quartier generale del colosso nella Silicon Valley. A New York il sit-in ha invece occupato un'area comune al decimo della sede locale.

Alcuni video visionati da Wired US mostrano quelli che sembrano addetti alla sicurezza di Google avvicinarsi ai dipendenti coinvolti nella protesta in due diversi uffici, accompagnati dalla polizia. In un filmato girato nella sede di New York si vede un uomo apparentemente intento a trasmettere una comunicazione dalla direzione di Google; il messaggio chiede ai lavoratori che hanno preso parte alla protesta di abbandonare pacificamente gli uffici e li informa che saranno sottoposti a congedo amministrativo (administrative leave, un periodo di assenza dal lavoro, retribuito regolarmente).

"Non ce ne andremo", risponde uno dei dipendenti. A quel punto, un uomo in uniforme lancia un ultimatum. Quando i manifestanti rifiutano nuovamente di andarsene, gli agenti di polizia li ammanettano.

Wired non ha potuto verificare in modo indipendente se i quattro dipendenti di Google a New York e i cinque a Sunnyvale trattenuti dalla polizia siano poi stati arrestati o incriminati. Una persona coinvolta nel coordinamento delle proteste afferma però che i lavoratori di New York sono stati arrestati e hanno ricevuto un mandato di comparizione (Google non ha risposto immediatamente a una richiesta di commento). La fonte riporta anche che l'intervento della polizia è arrivato dopo che "decine" di dipendenti che avevano partecipato al sit-in ma avevano poi abbandonato gli uffici pacificamente sono stati messi in congedo amministrativo. Sempre nella giornata di martedì ci sono state manifestazioni anche all'esterno delle sedi di Google a New York, Sunnyvale e Seattle.

Le ragioni dei manifestanti

L'obiettivo della protesta era spingere l'azienda ad abbandonare un contratto da 1,2 miliardi di dollari con il governo israeliano per la fornitura di servizi cloud, noto come Project Nimbus, che coinvolge anche Amazon. La scorsa settimana, il Time ha riferito che l'accordo prevede l'erogazione di servizi direttamente alle Forze di difesa israeliane.

Tra i lavoratori fermati a New York ci sono anche gli ingegneri informatici Hasan Ibraheem e Zelda Montes, oltre a due persone che si sono identificate solo con il nome di battesimo, Jesús e Mohammed, nel corso di una telefonata in vivavoce con i manifestanti fuori dall'ufficio di Google a New York.

Il Progetto Nimbus è al centro delle contestazioni dei lavoratori di Google e Amazon da anni. La divulgazione dei dettagli sul contratto nel 2021 ha portato alla formazione di un'organizzazione chiamata No tech for apartheid, che riunisce i lavoratori del settore tecnologico dei gruppi di attivisti musulmani ed ebrei MPower Change e Jewish Voice for Peace.

I dipendenti di Google e Amazon avevano protestato davanti agli uffici delle aziende già nel 2022, dopo che alcuni documenti pubblicati da The Intercept hanno mostrato che nell'accordo rientravano anche tecnologie di intelligenza artificiale, per esempio per l'analisi dei video. Il timore dei manifestanti è che i sistemi possano essere utilizzati dall'apparato di sicurezza israeliano per danneggiare i palestinesi.

L'assalto militare di Israele a Gaza, iniziato a seguito dell'attacco del 7 ottobre in cui Hamas ha ucciso circa 1100 israeliani, ha ulteriormente alimentato l'opposizione interna al Progetto Nimbus. Dall'inizio della loro offensiva a Gaza lo scorso autunno, le Forze di difesa israeliane hanno ucciso più di 34mila palestinesi.

Il mese scorso un ingegnere di Google, Eddie Hatfield, aveva interrotto l'intervento del direttore generale di Google Israele nel corso di una conferenza sponsorizzata dall'azienda, dedicata all'industria tecnologica israeliana. Più di 600 dipendenti del gigante avevano firmato una petizione contro il sostegno alla conferenza da parte di Google, mentre Hatfield è stato licenziato tre giorni dopo l'episodio, spingendo un altro membro dello staff, Vidana Abdel Khalek, a dimettersi in segno di protesta.

Ma Google non è l'unico gigante della Silicon Valley a dover fare i conti con l'attivismo dei suoi lavoratori in risposta alla guerra di Israele contro Hamas. Alla fine di marzo, più di 300 dipendenti di Apple hanno firmato una lettera aperta per denunciare ritorsioni contro i lavoratori che avevano espresso il loro appoggio ai palestinesi, ed esortare la dirigenza dell'azienda a mostrare pubblicamente il proprio sostegno alla popolazione.

Questo articolo è apparso originariamente su Wired US.